Pubblichiamo quanto ha dichiarato il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi a commento dell’annuncio di José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea, sulla maggiore flessibilità per i bilanci nazionali per quanto riguarda gli investimenti strutturali
“Quello di oggi è un successo per l’Italia e per il nostro governo, per due motivi: è il riconoscimento del fatto che di solo rigore si può morire, servono gli investimenti. In secondo luogo è il riconoscimento dei sacrifici fatti dagli italiani della serietà con la quale abbiamo rispettato gli impegni presi in Europa, per non rendere inutili questi sacrifici bisogna investire per la crescita, per il rilancio dell’economia e dell’occupazione.
Oggi Barroso si è dichiarato d’accordo con questa nostra impostazione, che abbiamo difeso in Europa a tutti i livelli: ciò che è investimento per la crescita non è catalogabile come semplice spesa e va quindi tenuto fuori dai vincoli del patto di stabilità europeo.Gli investimenti in infrastrutture, lo dico dal giorno del mio insediamento, sono soldi investiti per la crescita.
Oggi Barroso parla chiaramente di ‘spesa pubblica su progetti co-finanziati dalla Ue nell'ambito della politica strutturale e di coesione, delle reti trans-europee’, sono parole che vanno nella direzione su cui abbiamo lavorato di ‘golden rule’ per le opere co-finanziate.
I grandi corridoi infrastrutturali che attraversano l’Italia sono strategici per il nostro paese e per l’Europa, la Tav Torino-Lione, il tunnel del Brennero e le altre grandi opere nella cui realizzazione siamo impegnati sono un volano per la ripresa. Quello europeo non è il via a una nuova fase di spesa facile, ma che bisogna investire in spesa produttiva”.
Una vittoria del Governo italiano, dunque, secondo il Ministro Lupi. Ricordiamo, infatti, che nelle scorse settimane il Ministro, in occasione del Consiglio dei Ministri europei dei Trasporti svoltosi a Lussemburgo, aveva chiesto che le spese per la realizzazione delle infrastrutture ritenute necessarie per completare il processo di integrazione dei trasporti, in quanto spese pro-crescita, fossero tenute fuori dal computo del rapporto deficit/PIL (il cui tetto massimo ammesso in ambito UE è del 3%).
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